Baby Doll by Sharon Carter Rogers

Baby Doll by Sharon Carter Rogers

autore:Sharon Carter Rogers [Rogers, Sharon Carter]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788834718100
Google: iLllAwAAQBAJ
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2012-07-09T00:00:00+00:00


22

Baby Doll guida per le strade buie come se sapesse dove sta andando, ma io so che la nostra è una missione impossibile.

Ti maledico, Simon. È questo l’ultimo scherzo che hai messo in atto? Nascondere la tua casa dai miei ricordi, lasciarmi senza un legame con ciò che conta veramente?

La notte è sorprendentemente luminosa e la luna splende sopra di noi. Folate di vento sporadiche colpiscono le fiancate della Prius, dando l’impressione che arriveranno altre nuvole inattese, prima che faccia giorno. Le strade sono deserte, i lampioni illuminano ampi spazi d’asfalto vuoti e marciapiedi solitari di cemento. Una volante della polizia ci passa accanto in direzione opposta, dirigendosi pigramente verso di noi, per poi allontanarsi. Baby Doll lascia andare il pedale del gas di riflesso, poi fa un sospiro di sollievo quando la volante continua per la sua strada senza accorgersi di noi.

Svolta a sinistra e la mappa nella mia testa inizia a svanire.

«Dove stiamo andando?» chiedo.

«Da qualche parte che ti aiuti a ricordare» dice lei.

Nel sentire le sue parole, provo un inquietante déjà-vu. L’ho già fatto questo? L’ho già visto?

Le immagini vorticano nella mia testa e capisco che questo faceva parte del mio sogno. Mi fermo e guardo Baby Doll, e ricordo di più.

«Ti ho visto» dico.

«Come sarebbe a dire?»

«Nei miei sogni. Ti ho visto. Tu eri più giovane.»

«Sì, be’, anch’io ti ho sognato, così siamo pari, immagino.» C’è un attimo di silenzio e mi accorgo che anche lei sta cercando di ricordare qualcosa. Lancia uno sguardo verso di me.

«Mi sembra come se...» esita. «Mi sembra come se il mio sogno fosse più di un sogno.»

«Può succedere,» dico «ma di solito non così presto. Mai così presto.»

«Alondra» dice improvvisamente. «Chi è Alondra? È qualcuno?»

Trattengo il respiro in gola e rimango a bocca aperta. Sembra quasi profano che Baby Doll pronunci il suo nome, che sogni il suo nome. Mi sento sbiancare.

«Boy?» dice lei. «Stai bene? Ho detto qualcosa di sbagliato?»

«No» dico io.

«Chi è Alondra? È qualcuno che tu conosci?»

«No.»

Non so perché mento. Non so il perché di molte cose che faccio. Come quando Simon rubò un biglietto da venti dollari a sua nonna quando aveva quindici anni. Sarebbe stato facile permettergli di farla franca. Quella donna non si sarebbe mai accorta che mancava del denaro. E a Simon di certo non interessavano i soldi; gli piaceva solamente il brivido del furto. Ma quando mi accorsi che sua madre controllava sempre le tasche dei suoi jeans prima di mettere i suoi vestiti a lavare, presi quella banconota da venti dollari e la misi dove sapevo che l’avrebbe trovata. «Dove hai preso questi soldi?» chiese a suo figlio. In un primo momento cercò di mentire, ma Simon è sempre stato un pessimo bugiardo. Presto la verità venne a galla. Come punizione, dovette chiedere scusa alla nonna e poi falciarle gratuitamente il prato per tutta l’estate.

Non rubò mai più, sebbene si fosse reso colpevole di molte altre cose.

Ancora non so perché m’interessava che lo prendessero, perché m’importava che diventasse una persona migliore. E non so perché adesso per me sia importante che Baby Doll sappia di Alondra.



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